DIABETER 1.0 DIABETE & TERRITORIO NELLA LOTTA AL RISCHIO CARDIOVASCOLARE

Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta una patologia cronica in aumento nel nostro paese. Secondo i dati dei più recenti report, circa il 6% della popolazione italiana è affetta da diabete mentre oltre 1 milione di persone non sanno di averlo e circa 4 milioni sono a rischio di svilupparlo. La dimensione del problema e le sue implicazioni cliniche, sociali ed economiche, nonché le evidenze scientifiche, impongono che la gestione della malattia tenga conto non solo del controllo glicemico bensì anche della prevenzione delle complicanze micro e macro-vascolari del diabete. Il trattamento deve prevedere l’educazione a corretti stili di vita ma soprattutto l’utilizzo di trattamenti farmacologici con comprovato beneficio sui fattori di rischio cardiovascolari, come i GLP-1 receptor agonist e SGLT2 inhibitors. Circa un milione e mezzo di pazienti con diabete non accedono ai centri diabetologici, ma sono seguiti esclusivamente dal Medico di Medicina Generale (MMG); fino a Gennaio 2022 a loro era preclusa la prescrizione di questi farmaci. Questo limitava la realizzazione di un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale fondato su una vera gestione integrata tra i servizi di 

diabetologia e la medicina generale e sul ruolo centrale, consapevole e attivo del paziente stesso.

La Nota 100, autorizzando la prescrizione di questi farmaci antidiabetici, anche detti farmaci “innovativi”, a tutti gli specialisti autorizzati del SSN compresi i MMG, costituisce un importante passo nella giusta direzione. A questo primo passo si devono accompagnare attività propedeutiche, formative e organizzative, che abbiano l’obiettivo di trasferire conoscenze scientifiche, condividere modelli di presa in carico e monitoraggio del paziente in una costante e imprescindibile collaborazione tra i centri specialistici e la medicina generale.

Oltre al Diabete Mellito anche la malattia ipertensiva rappresenta in Italia il più rilevante fattore di rischio per infarto miocardico e ictus (prime due cause di morte nella penisola), scompenso cardiaco, insufficienza renale cronica e fibrillazione atriale. Più del 30% della popolazione italiana adulta è affetta da ipertensione arteriosa con percentuali ampiamente superiori nelle fasce più avanzate di età nonché il 10% tra bambini ed adolescenti risultano già ipertesi. Sebbene nella maggior parte dei casi l’ipertensione arteriosa risulti controllata dalla terapia, circa il 35% degli italiani ipertesi presenta, nonostante la terapia, valori pressori superiori a 140/90 mmHg. Almeno il 30% degli italiani, inoltre, sono ipertesi, ma ignorano del tutto di esserlo. Quanto sopra esposto, ovviamente, ha importanti ripercussioni sulla spesa sanitaria. Per questo è fondamentale riconoscere come si stadia il rischio cardiovascolare, come si disegna la migliore strategia terapeutica, come si valuta il danno d’organo e si interviene per impedirne la progressione. È il danno d’organo, infatti, che determina la riduzione di qualità e quantità di vita del nel paziente iperteso e nel paziente con diabete mellito.

Una corretta gestione dei pazienti con vari gradi di rischio cardiovascolare non può prescindere oggi da un modello di lavoro integrato tra specialisti e medici del territorio; lo scambio di informazioni ed il coordinamento delle tante figure professionali coinvolte è fondamentale per ottimizzare le risorse ed i risultati della terapia. È questo l’obiettivo che si pone il progetto proposto.

Faculty

Antonio Vetrano

Giovanni Leccia

Francesco Caiazzo

Emanuele Lapice

Luca Barone

Annamaria Mariniello

Giuseppina Guarino

Vincenzo Pompella

Paolo Dell'Aversana

Vincenzo Fabozzi

Durata

6



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